La Perla dello Shasbet

Voce 1

Xcadris, la perla dello Shasbet… un tempo… Ora città di rovine e di folli. Macchiata delle più orribili atrocità e governata dal Profeta della Fine di Tutti i Tempi, un folle cultista di Armageddon.
Nessuno osa viaggiare nelle terre dell'Acceccante, come viene chiamata dai nomadi che se ne tengono bene alla larga, poiché il candore dei suoi palazzi distrutti e delle sabbie che la circondano, riverbera al sole di Maat come uno specchio incandescente. Questo dovuto all'influenza del Nulla, l'anticreato, una nebbia biancastra che consuma tutto ciò con cui viene in contatto. Ma come è accaduto che Xcadris cadesse così in basso in questa torbida follia? Essa che era esempio e luce nell'antiche Epoche dello Shasbet.

Dal "Tesori nascosti e misteri del vecchio Shasbet" di Chester Cobberpot della Corporazione dei Cacciatori di Teste, congregazione dei Cercatori di Tesori.

CREDIT:Antonino Galimi

Nascita delle Grandi Blasfemie

Voce 2

Xcadris, la Perla dello Shasbet. Essa era una delle più ricche città di tutto il continente. Gli dei la benedicevano poiché in essa vi era l'unico santuario, insieme a quello di Babilonia, dove si veneravano tutte le divinità.
Il Sacro Pantheon Elementale di Xcadris era rinomato tra tutti i culti e numerosi erano i pellegrinaggi che si muovevano dalle varie città-satellite per raggiungerlo e pregare lì gli dèi, innanzi alle stesse statue-reliquie degli antichi Guardiani del Creato che in quel santuario erano, si diceva, inumati. Molti dei più potenti patriarchi e matriarche di Babilonia andavano alla Città Radiosa, Xcadris, per cercare la via verso gli dèi.

In questi luoghi il fanatismo religioso era più morigerato e molti culti utilizzavano la Città di Perla come sede neutrale per dirimere molte loro discussioni interne. Poca era la violenza che si trovava in questo luogo e intorno alle sue mura il benessere sociale si dimostrava in una discreta pace militare e religiosa. Lo stesso imperatore di Babilonia possedeva qui un palazzo dove amava passare i mesi più caldi dell'anno e dove si intratteneva in sontuose feste con il re della città ed i suoi colti aristocratici. I bazaar erano floridi e da tutto lo Shasbet giungevano mercanzie costose e raffinate, dato che era uno dei pochi mercati dove ci si poteva permettere di comprare ogni bene. L'agricoltura era prospera, così come gli allevamenti, fonti d'acqua rigogliose si trovavano nelle vicinanze e all'interno della città, probabilmente dirette dal Mondo Elementare dell'Acqua. Le fornaci avevano materie prime eccellenti da cui forgiavano utensili e armi eccelse. La terra rigogliosa, le stagioni miti grazie alla protezione degli elementi.

Tutto sembrava dare a questa città un senso di perfezione, anche se probabilmente era a causa di una serie di nexus e lynes di potere di ogni elemento astrale e naturale che l'attraversavano. Le malelingue dicevano che Babilonia era la capitale solo perchè Xcadris era troppo ricca per permettersi i poveri che una megalopoli avrebbe attirato. Ma non vi era mai realmente invidia tra gli Imperatori dell'Immortale e i re della Città Radiosa.

Purtroppo, anche le storie più belle sembrano non avere mai un lieto fine in questa terra... e Xcadris nella sua raggiante bellezza cadde nella più profonda delle disgrazie, la follia la colse e i signori della Città di Perla impazzirono e il Culto della Fine di Tutti i Tempi risorse potente. Qui si dice iniziò il Secondo Risveglio di Armageddon il Titano del Nulla, l'Anticreato, colui che porterà la Fine del Tutto. Non si sa cosa successe, ne si sa per quale motivo Xcadris cadde in rovina, i suoi alti palazzi di perla crollarono, i suoi saggi impazzirono, i suoi sacerdoti divennero blasfemi ed essa divenne il cuore del male più profondo e abissale. L'Impero mandò i suoi eserciti e la rase al suolo più e più volte, ma mai riuscì completamente a distruggerla perché il Nulla si nasconde nelle anime meno salde e attende che il debole gli apra il proprio animo, attende il blasfemo che si lasci infettare dall'antichissimo Morbo Bianco della Nebbia Perlacea che lentamente consuma ogni essere.

Dal "Nascita delle Grandi Blasfemie" di Pater Sargon Arigash, Capocorporazione dei Simbolisti della Sacra Gilda dei Sapienti di Babilonia

CREDIT:Antonino Galimi

Le ricchezze delle Rovine di Xcadris

Voce 3

Nelle rovine di Xcadris si possono trovare ancora le grandi ricchezze di quando essa era una delle città più ricche dello Shasbet.

Numerosi sono stati i saccheggi subiti dalla Perla ma pochi sono riusciti a riportare le sue ricchezze, forse perché esse hanno sopra L'ombra del Nulla o forse perché sono state erose ormai dai millenni o semplicemente perché sono Maledette e chiunque le tocchi viene consumato. Sta di fatto che più di un cacciatore di tesori si è avventurato nelle rovine della città dei cultisti del Nulla e che naturalmente troppo pochi siano tornati per raccontarlo e ancora meno abbiano portato con loro dei ricchi saccheggi.

Ciò non toglie che Xcadris nasconda ancora molte ricchezze e molti segreti Qui tutti i Pantheon portavano le loro reliquie e tutti i più ricchi mercanti appartenenti alle Dinastie avevano case e proprietà. Così come l'Accademia aveva una biblioteca ricca e ben fornita e la Legione armi, armature e le insegne del vecchio Impero. Gli stessi pretoriani arrivano una scuola militare e si dice che il tribuno dell'epoca Aurelius fosse originario di questa città.

Dalle "Tesori nascosti e misteri del vecchio Shasbet" di Chester Cobberpot della Corporazione dei Cacciatori di Teste, congregazione dei Cercatori di Tesori.

CREDIT:Antonino Galimi

Il Sacro Pantheon di Xcadris

Voce 4

Il Sacro Pantheon di Xcadris era il templio-reliquiario più importante di tutto lo Shasbet. Le reliquie ivi sepolte superavano in maggior numero tutte quelle delle altre città-satellite e della stessa Babilonia. Molti erano i Pellegrinaggi che portavano milioni di fedeli ogni anno nella Città di Perla, affinché potessero toccare con mano le spoglie dei loro venerati santi.

Il Santuario dei Guardiani del Creato era, nonostante non ci fosse la certezza che le loro spoglie si trovassero in esso, una meta di passaggio per chiunque compisse il Santo Cammino, il viaggio che ogni fedele deve compiere almeno una volta nella vita. Esso consisteva nel partire dal Sacro Pantheon di Xcadris, giungere alla Città-Satellite legata al proprio culto per poi terminare il viaggio presso il Sacro Pantheon di Babilonia. Lì gli dei lo avrebbero perdonato per i suoi peccati e donato l'Indulgenza Divina.

Dopo i 'Giorni della Follia', alla caduta di Xcadris, i templi della città furono rasi al suolo dai fanatici o trasformati nei loro eretici 'Altari del Nulla', portali diretti verso l'Oblio. Gli dei non hanno più poteri sull'Accecante poichè l'influenza del Nulla blocca ogni comunicazione con essi. Ciò, oltre alla stessa follia, portò molti sacerdoti a convertirsi per primi al Culto della Fine di Tutti i Tempi.

Ciò non toglie che molti Cacciatori di Tesori e Divinatori, sono giunti nei secoli in questo inospitale luogo, per cercare i perduti tesori di un passato di fede e ricchezza.

Uno dei pezzi di valore più favoleggiati è il 'Graal del Nulla', una reliquia un tempo legata al Sacro Ordine Templare, che venne sconsacrata e rinominata dallo stesso Re Periandrus, ed ora simboleggia per i cultusti il potere assoluto di corruzione di Armageddon sul Creato.

Dalle "Tesori nascosti e misteri del vecchio Shasbet" di Chester Cobberpot della Corporazione dei Cacciatori di Teste, Congregazione dei Cercatori di Tesori.

CREDIT:Antonino Galimi

XLVIII Legio Sanctissima

Voce 5

XLVIII Legio Sanctissima era una delle legioni imperiali più prestigiose. Stanziata a Xcadris permanentemente, era formata per lo più da sacerdoti guerrieri. Subì una invereconda e inaspettata conversione di massa ad Armageddon durante i Giorni della Follia, divenendo la prima legione eretica nella storia.

Fu poi cancellata dagli annales poiché tutti si convertirono ad Armageddon e l'onta su di loro fu eterna. Fu sostituita dalla XLVIII Legio Guardianis Elementalis, anch'essa nei giorni nostri, disciolta dall'Imperatore Nero Mors Ghota I nei giorni della sua ascesa.

Della Legio Sanctissima rimangono solo poche centinaia di sopravvissuti, chiamati dai Cultisti della Fine di Tutti i Tempi, Bogh-Tharieddon, l'Armata del Titano del Nulla. La più potente elite della folle Xcadris. Le loro armi sono di oblio puro, i loro occhi bianchi come il Nulla, il loro fanatismo nichilista invincibile. Troppi hanno cessato la loro esistenza contro questi invasati di antica gloria e immortale eresia. Perchè quando il Nulla ti uccide, lentamente il tuo stesso ricordo scompare dal Creato, come se non fossi mai esistito. L'Anticreato ti cancella dall'esistenza, dalla memoria dei mortali e degli immortali, dagli scritti, da ogni possibile testimonianza della tua esistenza. Nessuno canterà le imprese di coloro che cadono nell'Oblio, di coloro che muoiono sotto i colpi dei Bogh-Tharieddon.

CREDIT:Antonino Galimi

Il Morbo Bianco, giorno I

Voce 6

Giorno primo dalla promulgazione dell'editto 'Salvezza' di Re Periandrus di Xcadris

Il 'Morbo Bianco' sta affliggendo la città. Il Re dice che è meglio non uscire dalla cinta muraria. Il panico si sta riversando nelle strade. La gente impazzisce senza motivo. Il vecchio Ylda, che abitava nella casa qui davanti, dopo essere tornato dall'acquisto di un arrau nell'oasi di Luhuk, appena fuori dalla città, è impazzito. L'ho sentito urlare e uccidere la moglie. Ero terrorizzata. Fortunatamente la Legione Imperiale è giunta prontamente per fermarlo. Non so cosa gli hanno fatto mentre lo portavano via. Invece mi han detto stamane mentre ero da Gafir l'erborista, che alcuni infettati dal 'Morbo Bianco' si lasciano morire d'inedia nel giro di pochi giorni e la pelle prende un pallore sepolcrale. La madre di Tarhis è spirata così. Lui è sconvolto. Mi ha detto piangendo che il corpo gli si è sbriciolato in cenere bianca tra le mani. Ho paura.

Diario di Ivelenl, abitante di Xcadris durante 'I Giorni della Follia'

CREDIT:Antonino Galimi

Il Morbo Bianco, giorno III

Voce 7

Giorno terzo dalla promulgazione dell'editto 'Salvezza' di Re Periandrus di Xcadris

Il Re ha chiuso la città. Le Tredici Porte Elementali d'accesso sono state chiuse e alcune propriamente murate. Il Morbo Bianco sta lentamente portando alla follia molti abitanti. Dicono che lo abbiano portato stranieri da fuori durante un pellegrinaggio. Forse abitanti di Petre. I cerusici non comprendono come agisca. Dicono che sia una nebbia bianca. Chiunque ne viene a contatto, lentamente cade nel baratro della pazzia. Ho visto io stessa al mercato la Legione arrestare un 'ossesso', come vengono chiamati i malati, urlante che inneggiava alla fine, a qualcosa che non ho compreso...

Il Re dice che tutto passerà. Gli ossessi vengono portati al Nekromanteion, i sacerdoti reali li stanno curando.

Ho fiducia nel Re. Egli è un uomo buono. Ha sofferto molto per la morte della moglie. Non merita di soffrire anche per questa disgrazia sulla nostra bella Xcadris.

Che gli dei ci proteggano!

Diario di Ivelenl, abitante di Xcadris durante 'I Giorni della Follia'

CREDIT:Antonino Galimi

Il Morbo Bianco, giorno V

Voce 8

Giorno quinto dalla promulgazione dell'editto 'Salvezza' di Re Periandrus di Xcadris

Dicono che il Nekromanteion sia ricolmo di ossessi, i sacerdoti reali non riescono a trovare una cura per il Morbo Bianco. Il popolo è molto preoccupato. La notte una nebbia biancastra luminescente si muove bassa per le strade. Tharis mi ha detto che la nebbia scaturisce dal Nekromanteion. Forse sono i malati a generarla. Dice che dovremmo bruciarli... bruciare la città. Credo sia ancora sconvolto dalla morte della madre. Il Re ha ordinato di non uscire di notte. Di evitare le cerimonie. Tranne la Grande Messa di Suffragio che si farà tra pochi giorni in fronte al Nekromanteion stesso. Molti sacerdoti pregheranno i loro dei per far guarire tutti.

Il Santuario Elementale è stato chiuso. Anche il Sacro Pantheon. Non si vedono neanche più templari in giro, anche i preti erranti sono spariti. La Legione gira ancora, ma hanno i volti preoccupati.

Che gli dei ci proteggano.

Diario di Ivelenl, abitante di Xcadris durante 'I Giorni della Follia'

CREDIT:Antonino Galimi

Il Morbo Bianco, giorno VII

Voce 9

Giorno settimo dalla promulgazione dell'editto 'Salvezza' di Re Periandrus di Xcadris

Il Re ha decretato di non uscire per strada. I mercanti hanno chiuso le botteghe. Il cibo scarseggia e sempre più abitanti stanno impazzendo. Ho sentito la voce di Tharis... credo sia impazzito anche lui. Urla di un altare, l'altare di Mekiddon o qualcosa di simile. Sto piangendo. Ho paura che possa venire qui a cercarmi. Non vedo i miei genitori da 2 giorni e mio marito è in servizio permanente da una settimana. Mi porta cibo e sue notizie tutti i giorni un prior, Lehr, un giovane mezzelfo. Ho scambiato due parole con lui, è molto preoccupato. I coscritti sono sempre in prima linea. Sta intervenendo anche la Legio Sanctissima, permanentemente di guardia al Nekromanteion. Ma cosa devono proteggere? Il Morbo Bianco è per le strade, quello è solo un lazzaretto.

Speriamo finisca tutto presto. Ho voglia di riabbracciare i miei cari, di respirare l'aria aperta, di vivere...

Diario di Ivelenl, abitante di Xcadris durante 'I Giorni della Follia'

CREDIT:Antonino Galimi

Treasure, Diario di Bordo I

Voce 10

Uriek 56° giorno di Akunrak

Ormai sono passati 30 giorni di dura navigazione senza sosta. Dopo la Battaglia del Mar degli Antichi , gli uomini sono stanchi e il quartiermastro mi ha informato che le scorte stanno per finire.Non abbiamo nemmeno potuto festeggiare degnamente il compleanno di Capitan Kidd,che chiude la fila della Flotta. La navigazione segue tranquilla, sebbene tra gli uomini inizi a crearsi un po’ di tensione.

Abbiamo perso il Sig.Jhonson , in un momento di euforia data dal rum ha scommesso la sua razione con il Sig,Goldran detto “Carezza” (il mezzo gigante che si è unito all’equipaggio dopo gli accadimenti di Nemu).La scommessa consisteva nell’atterrare il mezzo gigante con un solo schiaffone, tale da renderlo inerme, e non permettergli la risposta…Ahimè Il signor Jhonson ha avuto la sua risposta, dal fragore pari a una bordata, sono piombato sul ponte in men che non si dica , ma Jhonson era ormai diventato parte della Polena della Coralia. Mi toccherà ripagare quel tirchio di Cheng e quella sua bagnarola dai riflessi Cobalto…

Per evitare dunque altre scaramucce e fare rifornimenti ci fermeremo all’ombra dei monti Zab-Dum , in una piccola oasi.Scenderemo a terra l’Indomani al tramonto.

Dopo il rifornimento in un paio di giorni dovremmo poi essere alla volta di Talmù, come promesso ai legati Imperiali, così da mantenere fede all’accordo.Continueremo a non utilizzare il dono e seguiremo la rotta stabilita per non dare modo ,a quel cane, di scoprire la nostra posizione.

Sebbene nel mio cuore sappia che ci saranno altre di battaglie, domani festeggeremo in barba a coloro che pensavano che Il Capitano Calico non si sarebbe rialzato, e per prima cosa darò l’ordine di aprire la botte del Rum di Lady Cooper, e di festeggiare finalmente la vittoria !!!

Canteremo insieme alla Salute della Nuova Fratellanza di Gorgona!!! Aye!!

Diario di Bordo della Treasure, Capitano Calico Jack Rackam Anno 4120 d.f.B

CREDIT:Lorenzo Bellini

Il Morbo Bianco, giorno X

Voce 11

Giorno decimo dalla promulgazione dell'editto 'Salvezza' di Re Periandrus di Xcadris

Sono terrorizzata! Tharis è qui davanti alla mia porta. La colpisce ripetutamente da ore. Sono certa si sia fracassato le mani, ma continua a prenderla a pugni e testate. Ho spostato più mobili che potevo addosso al portone e mi sono rintanata in un angolo. Le finestre sono tutte barricate. Non so cosa sia successo in città. Pochi giorni fa ho sentito un immenso boato e urla abominevoli. Mi sono chiusa in casa come mi aveva detto di fare mio marito Alidius. Sentivo urlare nelle strade, urla inumane e rumori di lotta. Ho chiuso tutto ed ho aspettato che la legione sistemasse le cose... ma le cose non si stanno sistemando. Vorrei uscire a cercare i miei genitori e mio marito. Il cibo fresco è andato. Ho trovato una daga e la stringo tra le mani fino a farmi male alle dita.

Ecco, ancora Tharis che urla e strepita.

Dei aiutatemi, non sento più neanche la vostra presenza. Sono un'accolita di Isis, gli dei hanno sempre ascoltato le mie preghiere... perché ci hanno abbandonato? Prego per i miei cari, prego per il nostro Re Periandrus, che possa salvare Xcadris da questa follia.

Diario di Ivelenl, abitante di Xcadris durante 'I Giorni della Follia'

CREDIT:Antonino Galimi

Treasure, Diario di Bordo II

Voce 12

Ysgadek 58° giorno di Akunrak

Wow!! Era da tempo che non prendevo una sbornia così!! Il filtro che mi ha dato Cheng sembra fare effetto, benché abbia il sapore di feci di Catoplebas…
Ieri sera abbiamo dato una svolta alla vita di quei Nomadi con una festa mirabolante, certo è che qualche padre di famiglia si è ritrovato la tenda invasa da canaglie degne del proprio nome, ma li abbiamo risarciti con una cospicua “rivalsa” come viene chiamata tra noi gentiluomini di ventura.

A terra ho incontrato la vecchia Krada, un’enorme Hur-Kur che mesce l’Ammazzadiavoli più forte di tutto lo Shasbet. Nel mezzo della festa ne ho rifilato una piccola boccetta a Kidd dicendogli che fosse dolce vino di Jill. dovevate vedere più tardi, la faccia che fece…Mi ha rincorso sbavante, ma dopo un paio di bicchieri di Lady Cooper,abbiamo ripreso a scherzare come sempre... da li ho pochi ricordi,forse non sono stati due bicchieri.

Cheng ci ha raccontato che io e Kidd ,a tarda notte, abbiamo tentato di salire sulla Kurohime per,testuali parole di Kidd:” A quelle facce di eternium delle attendenti di Kurohime serve provare l’ebrezza di una vera notte di fuoco!! E scommetto che alla fine potrebbero anche cambiare equipaggio…Vero Cal?!”
Per fortuna non siamo riusciti a sorpassare la murata o la nostra testa penzolerebbe dall’albero maestro di quella strana aeronave Edoiana. Credo che, alla fine, Cheng abbia coperto l’accaduto con uno dei suoi trucchetti , perché spiegarlo a Mochizuki sarebbe stato come pisciare controvento.
Impossibile uscirne puliti e non puzzare…
Gli Uomini hanno ripreso a cantare e a lavorare di buona lena , stiamo finendo di caricare ,poi partiremo alla volta di Talmù.
Che il viaggio continui all’ombra della torre! Ahoy!

Diario di Bordo della Treasure, Capitano Calico Jack Rackam Anno 4120 d.f.B

CREDIT:Lorenzo Bellini

Treasure, Diario di Bordo III

Voce 13

Ishtarek 6° giorno di Uddurak

Abbiamo sorvolato i vari lati di Talmù …brulica di attività , ci saranno almeno una decina di cantieri al lavoro per erigere nuove fortificazioni , enormi blocchi di pietra rinforzati da spesse bordature di selenite rossa , un imponente fascia di” Denti di Drago” (fortificazioni così chiamate per la loro forma a punta ,solitamente dalla grande base di malta e polvere di selenite nera, sormontati da taglienti ed appuntiti pezzi di selenite verde) formano un enorme triangolo che segue le rive dei due rami del Dagon che si incontrano a sud . Grandi nubi di fumo sovrastano la città, a quanto pare le fucine lavorano giorno e notte non ci deve essere molto riposo per i “Forgiatori Mitici delle Leghe Eccelse “E’ presto detto che a quanto pare non si preparano ad un attacco ma ad una difesa…Quanto prima scenderemo oltre i monti Rakin, per metterci al sicuro e decidere chi mandare a riportare le informazioni recuperate.

C’è stato un po’ da discutere ieri sera quando ci siamo riuniti , nessuno voleva fare da esca per le famose balliste che proteggono le grandi mura di Talmù, e alla fine è toccato a me … La tattica prevedeva che Kidd scendesse con un capannello di uomini a distanza, travestiti da Nomadi, per portare merci a Talmù e vedere la situazione da più vicino. Nel mentre avrei dovuto attirare le balliste dalla mia parte, Dechampes e Cheng Yi avrebbero sorvolato i due lati a bassa quota per capire il più possibile!! E Mochizuki sarebbe rimasta sopra le nubi di zolfo nel caso ci fosse stato bisogno di un aiuto improvviso…

Tutto perfetto , fino a quello che potremmo chiamare il sassolino che scatena la frana! Kidd appena entrato, saluta un operaio sulle mura per sembrare del luogo, un grosso uomo bestia che risponde al cenno, mollando la presa da una lastra di pietra grossa come un carro. La lastra scivola e si schianta a terra mandando alla malora almeno tre nani dei vulcani . L’odore di sangue fa impazzire quattro enormi Arrau, usati per spostare carichi pesanti, che iniziano a correre e fuggono in ogni direzione sbaragliando tutto ciò che incontrano sul loro cammino…Diciamo che non c’è stato bisogno che facessi qualcosa per attirare l’attenzione.Si è presentata almeno metà della Legio Volcano credendo fosse in corso un attacco dalla guarnigione Imperiale…Per fortuna Kidd si è levato d’impiccio ed è stato recuperato da Mochizuki in men che non si dica…Devo ricordarmi più spesso della malasorte che attornia l nostro amico mannaro…bhe come si dice sbagliando si impara.

Nonostante qualche buco da rattoppare nelle vele ho portato a casa la pellaccia di tutto il mio equipaggio.Vediamo cosa racconteranno stasera alla luce di un fuoco.

Diario di Bordo della Treasure, Capitano Calico Jack Rackam Anno 4120 d.f.B

CREDIT:Lorenzo Bellini

Il Morbo Bianco, giorno XII

Voce 14

Giorno dodici dalla promulgazione dell’Editto salvezza di Re Periandrus

Continuano incessanti i colpi e le urla di Tharis, ormai la porta sta per cedere e nonostante la barriera che ho creato, si muove tutto come se dovesse cadere tutta la casa, ti prego Isis, vi prego dei aiutatemi, fermate questa pazzia.

Si sentono urla di dolore e null’altro, nemmeno più gli ordini della legione… solo dolore…
No, no ti prego, i cardini cedono… è la fine

Sto ancora tremando, non so nemmeno quanto tempo è passato, solo una cosa è certa: Ho ucciso un uomo!! Sarò punita da Isis, non guarderà più nella mia direzione, ormai sono persa… il sangue mi ha sporcato tutti i vestiti, che gli dei mi aiutino, cosa ho fatto! Non riesco nemmeno a guardare… Giace li a terra con il cranio fracassato. Ho già rimesso diverse volte… Non ho mai visto uno spettacolo del genere… come farò a farmi perdonare. La porta ha ceduto e io ho semplicemente cercato di tenerlo lontano, non volevo, giuro non volevo…

Dalla porta filtra una sottile luce, le urla sembrano essere diminuite, devo essermi addormentata. Mi riguardo e il sangue è ancora su di me, smarrita peccatrice, omicida… e chissà cos’altro. Per fortuna non devo più fissare quel ghigno sfigurato dal dolore e quelle orbite bianche, il cadavere è diventato una strana pozza bianca così come la daga che ho conficcato nel suo cuore, non vi è più. Povero Tharis spero che perlomeno ora tu possa aver trovato la pace… quella che io non avrò mai, macchiata come sono ora dalla colpa…

Il giorno è giunto e restare qui con quella porta sfondata certo non mi salverà, e poi sono più di ventiquattro ore che non mangio, devo farmi coraggio, forse mio marito è ancora vivo. Uscirò e porterò con me lo stretto indispensabile. Partirò appena possibile. Il vero dilemma rimane: In che direzione?

Diario di Ivelenl abitante di Xcadris durante i giorni della Follia.

CREDIT:Lorenzo Bellini

Il Morbo Bianco, giorno XXX

Voce 15

Giorno trenta dalla promulgazione dell’Editto salvezza di Re Periandrus

Credo di aver compreso come agisce il Morbo Bianco, o almeno come infetta. La leggera nebbia biancastra che striscia tra le vie della città è sicuramente la causa del contagio. Il venirne a contatto e rischioso, ma il respirarla non lascia scampo. Da quando sono scappata dalla mia casa, ho imparato a rifugiarmi tra i sottotetti e le soffitte delle case. Ero disperata e sconvolta. Ma gli Dei mi hanno ascoltato, nonostante non rispondano più alle suppliche. Ho incontrato altri sopravvissuti. Thalywa, una Tehu, donna ibis, saggia e con una profonda conoscenza del mondo e della magia, Gwedhorr, un Qenchi, uomo gatto, agile come un fulmine e Hktr, un nano dal carattere chiuso, ma dalla forza e dal coraggio incredibile. Gli devo già la vita.

Thalywa ha compreso che respirare la nebbia è mortale come un lento veleno che ti consuma e Hktr ci ha costruito delle maschere di cuoio e stoffa per coprirci il naso e la bocca. Anche il tocco degli infetti e portatore del morbo e quando, costretti, combattiamo con armi a distanza o lunghe più di un metro. Evitiamo il più possibile di camminare per strada dato che gli 'ossessi' cercano vittime da imolare a Arm'Gheddon, una sorta di divinità del Nulla. Tutto sembra partito dal Nekromanteion. Ci siamo avvicinati dai tetti dei palazzi intorno per vedere la situazione. Una folla ammassata che barcolla e mormora davanti a quella specie di mausoleo che il Re ha fatto costruire per la sua moglie defunta Melixa. L'altra sera abbiamo visto un movimento strano dai balconi del palazzo funebre: alcune creature si arrampicavano sulle torri dall'esterno. Sembravano un Hur-Kur, un Gabhym, un Qenchi e un N'Kk. Dai movimenti, a parte il Gabhym che pareva menomato, non sembravano 'ossessi' e inoltre erano inseguiti da una nebbia con fattezze umanoidi. Thalywa ha voluto fermarsi in un sottotetto qui vicino per studiare meglio la situazione. La stagione del Fuoco è vicina ed inizia a fare veramente caldo, respirare attraverso le maschere crea affanno, ma non possiamo permetterci d'infettarci. Devo ritrovare mio marito. La Shaddakh mi sta dando tanta forza di reagire e sopravvivere. Resisteremo e ci salveremo insieme!

Diario di Ivelenl abitante di Xcadris durante i giorni della Follia.

CREDIT:Antonino Galimi

Il Grande Templio

Voce 16

Vi è un Graal più Sacro di ogni altro, il cui potere farebbe impallidire ogni altra reliquia mai creata dalle divinità. Esso è andato perduto, forse corrotto per sempre. Si trovava nel Grande Templio di Xcadris, la perla degli Dei. Era protetto dal Sacro Ordine Templare e le sue tracce si sono perse durante i giorni della caduta della città santa. Nessuno conosce il destino di questa sacra reliquia ma all'interno del Sacro Ordine la sua scomparsa è definita la più grande onta che abbia mai macchiato i bianco crociati. Il Grande Templio di Xcadris aveva chiuso i battenti da meno di un giorno e l'epidemia era divenuta ormai incontrollabile, molti fratres erano caduti eroicamente combattendo contro gli ossessi e i bogtyareddon. All'interno del Grande Templio oltre il Graal delle Sette Virtù, si dice, fossero custoditi i mitologici sacri feretri dei Guardiani del Creato.

"Pochissimi templari erano rimasti vivi, le forze nemiche erano soverchianti mentre l'Oblio cavalcava nella bianca nebbia e il solo respirarla portava alla Pallida Follia. Con un enorme boato le porte del templio detonarono, ma l'esplosione non generò frammenti poiché una luce bianca assoluta consumò i battenti davanti ai pochi paladini rimasti all'esterno. Si vedevano torme di ossessi dalla pelle pallida, gli occhi bianchi lattiginosi, le mani deformi allungate e i corpi straziati e contorti. In mezzo a loro i Guerrieri Sacri della Religione di Xcadris, armature splendenti e tuniche bianche di stracci, corrotti anch'essi dal morbo bianco e nominati bogtyareddon dai Profeti della Fine di Tutti i Tempi, i loro spadoni erano di una luce bianca accecante forse della stessa materia dell'Oblio, il solo tocco di quelle fredde lame avrebbe consumato l'anima più pura nella non esistenza, nel non Creato. I fratres iniziano ad arretrare mettendosi in circolo attorno all'altare crociato che si trovava in mezzo alla navata centrale. Erano quasi una dozzina, gli ultimi di una guarnigione di trecento templari. Erano stati i primi a comprendere cosa stava accadendo e i primi a cadere contro le folle di eretici. Lo sciame degli stessi iniziò a entrare lentamente, sibilavano come se avessero perso anche il dono della parola mentre i corrotti guerrieri sacri camminavano imponenti schiacciando gli stessi ossessi che rallentavano la loro marcia. Due Templari si staccarono dal circolo e seguendo gli ordini di un maestro iniziarono a spostare l'altare con tutta la loro potenza, sforzandosi al limite e muovendo alcuni simboli dell'altare, probabilmente un codice che permetteva l'apertura del passaggio segreto. Nel mentre il maestro ordinò agli uomini di iniziare a scendere restando lui a strenua difesa. Penultima a scendere, una maestra minore della Misericordia, Arh'badalis, una munji-kur, orco bianco, si preparava a proteggere la ritirata del maestro. Invece il maestro la guardò con gli occhi fieri e gli disse:

"Scendete! Sigillate le nostre reliquie! Esse non devono cadere in mano di questi eretici! Cercherò di trattenerli il più possibile affinché riusciate ad arrivare al Sancta Sanctorum! Questo Grande Templio è il gemello di quello di Babilonia, conoscete la via!"

Per un attimo la munji fu sul punto di dire qualcosa ma poi ricordò il nodo dell'Obbedienza. Chinò il capo portò il pugno al petto per salutare il suo maestro e discese mentre il passaggio, si chiudeva alle sue spalle. Il maestro portò alcuni colpi sull'altare col suo pesante martello per spaccare i meccanismi nascosti nel bassorilievo. Lo sciame ormai era a pochi metri, si mise in ginocchio, chiuse gli occhi e iniziò a pregare. La sua anima irradiò una luce di purezza caldissima inondando la chiesa così come una marea circonda la terraferma per poi sommergerla. I corrotti della Legione sacra iniziarono a farsi spazio tra lo sciame falciando chiunque gli si parava innanzi. La preghiera del maestro saliva sempre più in alto e la sua voce sovrastava i sibilii degli ossessi e quando circa una decina di Guerrieri Sacri giunsero intorno a lui egli aprì gli occhi e alzandosi in piedi con una forza sovraumana vibrò il martello intorno a lui urlando il motto del Sacro Ordine mentre una luce ineguagliabile scaturì dagli occhi e dalla bocca del maestro mentre il Sacrificio della Trasmigrazione dell'Anima lo consumava completamente in un'esplosione silenziosa, invadendo completamente il Grande Templio. La forza devastante consumò molti nemici distruggendo alcune delle colonne portanti che lo mantenevano l'edificio. Il crollo trascinò nella morte gli eretici mentre all'esterno migliaia e migliaia di essi si muovevano come formiche impazzite camminando sulle rovine del Grande Templio di Xcadris.

CREDIT:Antonino Galimi

La Consuntione

Voce 17

La tempesta li aveva portati sicuramente fuori rotta e il cielo nero e senza stelle non gli dava la minima indicazione di dove fossero. Lo 'Sciamano Errante', figura religiosa simile a un teurgo, necessario in ogni carovana per scongiurare la malasorte e gestire le pratiche religiose dei viaggiatori, non riusciva più a comunicare con gli dei.

La sventura si era abbattuta su di loro.
Qualcuno all'interno della carovana portava male. Bisognava scoprirlo. Trovarlo ed esiliarlo o peggio sacrificarlo agli dei. Il capocarovana, Urtrex, un ashauri di etnia mictlanz, metascorpione, fece fermare tutti e diede ordine di montare l'accampamento. Scrutando l'orizzonte non vedevano nulla se non una lieve nebbiolina bianca che si alzava.

Organizzarono le guardie, misero i viaggiatori più deboli e i carri coi valori al centro e montarono un un'accampamento concentrico.
La notte cominciò pesante come uno straccio intriso d'olio di kuthe. L'inquietudine sovrastava ogni animo e a parte le sommesse preghiere che languivano stentoree dai credenti, nessun rumore si udiva per kilometri in ogni direzione.

Thayl era nervoso, un veterano della Battaglia di Samatra, quando i chaerubin erano impazziti e uscirono da quel dannato portale nel lago di Whde come sputati da un cannone indiavolato! Aveva tremato all'epoca, e quando con gli altri mercenari si era trovato innanzi a Zhaanduriel, il chaerubita vendicatore, aveva ben lordato le sue braghe per il terrore. Ma ora era diverso. Il senso di inquietudine lo opprimeva e gli dava una profonda sensazione di disperazione e sconforto. Un velo di nebbia gli sfiorò i piedi. Gettò a terra la lancia, si coprì il naso e la bocca con un pezzo del turbante e iniziò a camminare verso il deserto con passo spedito. Nulla aveva più senso per lui, mentre la 'Pallida', la nebbia bianca cercava di avvolgerlo.

Lentamente tutta la carovana fu sommersa dalla cerulea coltre e i canti di lode si trasformarono in stonate bestemmie e lamenti della Fine di Tutti i Tempi. Chiunque respirasse la nebbia o ne venisse a contatto per troppo tempo, fu condannato nell'eresia della 'Consuntione'.

Thayl era fuggito, l'essersi coperto le vie respiratorie lo aveva salvato, ma la sua vigliaccheria aveva condannato la carovana. Il Karma avrebbe punito il suo aver mancato la Shaddakh... questo lui lo sapeva con la certezza che dopo la notte giunge sempre il giorno. Il giorno che la 'Pallida' avrebbe consumato tutto ciò che esiste.

CREDIT:Antonino Galimi

Nelle Lande della Dannatio

Voce 18

11° giorno del mese del fuoco Zurtazrak, Lande della Dannatio

Le terre desertiche delle Lande della Dannazione ardevano sotto il calore del sole e i vapori delle sostanze tossiche impestavano l'aria. Udra si ergeva dinnanzi ad una distesa di cadaveri, dannati e legionari, ma le esplosioni e i colpi violenti li rendevano irriconoscibili uno dall'altro. Dietro di lui, file dei migliori gladiatori dell'Impero Nero attendevano solo un suo ordine per avanzare. Dalle file uscì un uomo, di mezza età, con un lungo cappotto di pelle con innesti meccanici. Si avvicinò a Udra con una pergamena tra le mani.

"Udra, questa arriva direttamente dalla sede del Concilio. Non abbiamo buone notizie dalla Capitale" disse porgendogliela. Udra lasciò cadere a terra la sua lama con il braccio sinistro, facendola conficcare per terra. Prese la pergamena e la lesse. Il suo volto cupo si trasformò in collera.
"Sono spariti insieme a Zemargard...", disse stringendo il messaggio tra le mani.
"Così riferiscono. Non sono mai tornati e non li hanno più avvistati da nessuna parte dell'impero", rispose l'uomo.

Udra lascio cadere a terra il foglio stropicciato, e lo pestò finché non bruciò sul terreno ardente.
"Uno dei gladiatori tra di loro ha anche la Cintura delle Arene!", esclamò Udra, aumentando la sua collera.
"Prima hanno denunciato il Praefectus Barbanera, ora scompaiono con Zemargard. Chissà a che gioco stanno stanno giocando", mormorò l'uomo, poggiandosi una mano sul mento.

Udra riprese la sua lama, estraendola con violenza dal terreno, per poi voltarsi verso i suoi gladiatori. Sul suo corpo le rune di sangue si erano attivate, e dalla sua bocca fuoriusciva del vapore violastro.
"Leklard! Prepara le tue macchine e fai avanzare la Legio Genialis! Stermineremo questi Dannati, e quando troveranno le Libere Compagnie, macchierò ogni arena con il loro sangue!", tuonò Udra preso da una pura ferocia.
"Quando vuoi noi siamo pronti a partire. Aspettiamo un tuo segnale", rispose Leklard, per poi tornare nelle retrovie. Udra rimase lì, con gli occhi fissi sulle fila di gladiatori.
"Preparatevi ad avanzare! Queste Lande non conosceranno pietà! Gladiatori! Fino alla morte! Per l'Impero Nero e per l'Imperatore!", urlò Udra, facendo echeggiare la sua voce. I gladiatori estrassero le armi, rispondendo a gran voce al loro comandante, cominciando a marciare dietro di lui, facendo tuonare i loro passi per le Lande.

CREDIT:Simone Bellengi

Il Viluppo Bianco

Voce 19

Il 'Viluppo Bianco' è ciò che rimane, in alcuni antichi strati del terreno, del giungere di Armageddon, il Titano del Nulla. Dove esso ha camminato, il Creato stesso fu consumato e una cenere bianca è rimasta a testimoniare il suo passaggio. Il nome che gli accademici gli hanno dato è, appunto, 'Viluppo Bianco', ed è una sosranza pericolosissima, alla base, si dice, delle stesse Rune dell'Oblio. Pochi sono i Simbolisti e gli Alchimisti che hanno giocato con questi poteri, e sfortunatamente non si conosce ne il nome, ne realmente l'esistenza di coloro che hanno fallito nel comprenderlo, poiché chi viene vinto dall'Oblio è consumato, scompare dai ricordi, dagli scritti e dalle testimonianze di chiunque, come se non fosse mai esistito.

Essere toccati dall'Oblio è la condanna della non esistenza, cancellati eternamente dal Creato. Ogni gesto compiuto, ogni sorriso o lacrima, ogni amore o battaglia, ogni evento, si cancellerebbe dalla memoria della stessa Shaddakh con cui si è vissuti e cresciuti. Questo già terrorizza chiunque voglia sfidare i Cultisti della Fine di Tutti i Tempi. Coloro che camminano nella 'Pallida' la bianca nebbia della consuntione.

Un'altra particolarità della 'Pallida' è il suo essere attirata dai non infetti. Più una zona ha persone vicine tra loro, più la consuntione giunge velocemente. Si è visto come gruppi di più di tre creature vicine vengano corrotti velocemente dalla nebbia, data la loro concentrazione di Creato corruttibile. Oltre il coprire le vie aeree, unico modo per non respirarla, è sempre un bene evitare di stare più vicini di un metro agli altri e sempre in un numero massimo di tre individui onde evitare contatti che porterebbero sicuramente alla corruzione.

Dagli "Studi Eccellentissimi di... (il nome sul tomo sembra si stia cancellando da solo)" della Biblioteca Perduta di Xcadris

CREDIT:Antonino Galimi

I Giorni della Follia

Voce 20

L'inizio dei 'Giorni della Follia' fu lento, inspiegabile e abominevole. Gli Ossessi, coloro che avevano respirato la 'Pallida', cominciarono con piccoli atti di ribellione fino al giungere alla vandalizzazione e distruzione della Grande Biblioteca delle Fedi, dei palazzi delle Gilde e perfino dei templi e del Grande Circolo Rituale della città. Nel giro di pochi giorni una delle metropoli più belle, equilibrate e ricche dello Shasbet, era un rudere di follia e violenza. Le gilde furono le prime che iniziarono a fuggire da Xcadris, preoccupate per le loro ricchezze e di perdere troppo potere. Lasciarono per ultimi pochi castaka con l'ordine di salvare il salvabile e abbandonare la città. Le divinità persero lentamente la loro influenza e il contatto con i propri sacerdoti, man mano che il Nulla prendeva possesso della regione.

Nulla rimase a Xcadris di quella che un tempo era la sua santità. Le sue conoscenze distrutte e perdute, le sue ricchezze saccheggiate.

Cosa attende i viandanti in questa perduta terra? Solo disperazione e dolore, consuntione e rovine!

CREDIT:Antonino Galimi

Gli Inferi

Voce 21

Esistono mille inferni, mille volte mille, e ognuno è più profondo di ogni altro. Sviliscono l'anima e la consumano nel delirio della follia che la divora come uno sciame insaziabile di formiche rosse di Ctahar. Ma vi è qualcosa più appetibile degli spiriti tormentati: i viventi che precipitano in questi luoghi di dannazione eterna. Ricchi di emozioni, grondanti di terrore, il cui dolce sapore attira i daemoni come il miele di agaie le mosche. Difficilmente un corpo vivo mette piede in queste maleterre. A volte accade per una maledizione o per la distrazione di un inesperto nigromante, ma mai nessuno sarebbe tanto folle da giungere negli inferi volontariamente.

"La solitudine di cieca disperazione lo aveva ghermito. La sua mente ottenebrata e folle vagava trascinandosi appresso la sua carcassa mummificata. L'illusione di potere forse lo aveva sedotto, oppure la sete di corrotta conoscenza, ma ciò che aveva visto non aveva dato scampo alla sua psiche, già fortemente instabile. Solo la pazzia gli era compagna nei tetri inferi di Azvoday'ldhambal il Sette Volte Peccatore."

CREDIT:Antonino Galimi

Voce Narrativa I

Ancora un sogno. Devastante nella sua realtá. Gli era penetrato nel cervello con la forza di un cuneo sparato da un obice. Un herkerlama che gli trapassava la testa da parte a parte.

Piotre Nikolev Vashkyn era un'Impositore con specializzazione Immaterica, possedeva poteri mentali di secondo grado, ma un talento naturale in Precognizione lo perseguitava dalla nascita. Fin da bambino era stato istruito nelle Università della Vera Scienza, presso il Dipartimento Imposionico. I Tutor della Sacra Inquisizione Uriana avevano subito compreso il suo potenziale, iniziandolo ad addestramenti sempre più pressanti ed inumani. Aveva superato la Prova dell'Estraniamento poco meno che adolescente, un record attribuito fino a quel momento al solo Supremo Eccelsiarca Cortez, Eccelsium Majestritos della Corporazione del Templio-Laboratorio diversi secoli fa.

Nella sua precovisione vedeva un inquisitore con un'arma antica ma dalla foggia avanzatissima, forse tecnologia predecessoria o persino n'kkatavica, poiché ricordava un vibromartello. Lo impugnava saldamente, ma non sembrava riuscire a dominarne il potere. Indossava una maschera in ceramiacciaio potenziato e sulla divisa portava i trofei degli sventrabestie lobatuthiani.

Strinse gli occhi e si portò le dita alla tempia per concentrarsi, ma una fitta gli attraversò l'encefalo destro stordendolo.

CREDIT:Antonino Galimi

Voce Narrativa II

L’inserviente bussò con reverenza e timore al pensante uscio di legno dello studio privato del Bibliotecario. Aveva udito degli strani rumori ed una specie di rantolo… poi il silenzio… Che l’anziano Bibliotecario fosse caduto? Sapeva che aveva da poco subito l’ennesimo trapianto di arti ma…

Da dietro la porta rispose la voce del Bibliotecario, calma e pacata come sempre, invitando l’inserviente ad entrare. Il giovane si affacciò allo studiolo, invaso da libri e pergamene, e vide riverso a terra, in una posizione totalmente innaturale, un corpo umano avvolto da un lungo mantello nero. “Maestro…” balbettò l’inserviente rivolto al Bibliotecario seduto sul suo scranno, chino su un enorme e vetusto tomo di astronomia “Si… si, tutto bene, Lunihr, va tutto bene. Ora lasciami solo, non ho altro tempo da perdere!” rispose Ghodwyn, il Bibliotecario delle Dotte Università Babilonesi.

Quando il giovane si ritirò lasciando nuovamente da solo il golem di carne, Ghodwyn riprese a leggere per poi fermarsi e sospirare… Lentamente si voltò verso il corpo stritolato che giaceva accanto ad uno dei tanti scaffali colmi di libri…

“Si fanno più arditi ed insistenti… è già il terzo sicario che mi mandano da quando il Quartiere delle Fiamme è stato devastato… Quei dannati Kurosai non si sono ancora rassegnati alle mie decisioni…” pensò fra sé e sé.

Contemplò il corpo privo di vita dell’assassino… l’aveva stritolato con l’erculea forza delle sue braccia per poi fracassargli in cranio sullo spigolo dello scrittoio… Quando l’adrenalina scorreva nelle sue vene, Ghodwyn perdeva il controllo di se e diventava ciò che un tempo aveva di più amato e nello stesso momento odiato.

“Che spreco… - pensò rimirando quel corpo dalla muscolatura perfetta – Gli organi interni sono ormai maciullati… ma forse gli arti possono ancora essere sfruttati… Basta! Devo tornare su questo dannato libro! Mi occuperò del corpo e dei Kurosai più tardi!”

Gli occhi di Ghodwyn tornarono a concentrarsi sui geroglifici dell’antico testo, scritto agli albori dell’Impero dall’astronomo e profeta pazzo Ahkimyluretthamy.

Il golem stava studiando un arcaico e misterioso capitolo di un tomo che parlava delle Sette Radici di Ysgadrill e delle diramazioni che da esse se ne dipartivano per toccare i vari mondi ed i vari piani e di come essi ne venivano influenzati, di quando i paradigmi mutavano in paradossi e di come le forze che scorrevano nei Nexus potevano essere corrotte, delle derivazioni della quintessenza e delle scale… Le scale…

“...et come lo fuso arritola et torce li filamenti, essi giunti si a contatto li uni colli altri, sono influenzati li uni dalli altri. Et come la tineola di filicciuolo in filicciuolo essi passano lasciando pertugi che difficilmente posson esser poi occlusi…”

Ghodwyn si lasciò cadere sullo scranno, le possenti braccia a penzoloni… Gli erano ormai chiari sia il pericolo, il tempo e le conseguenze… ma non il fattore! Cos’era che avrebbe dato inizio al tutto… Qual’era il piccolo sassolino che avrebbe dato vita alla valanga…? Perchè era sempre un’inezia a far nascere le catastrofi… Il golem aumentò l’intensità della luce della lampada ad olio del suo scrittoio e ritornò chino sul tomo.

CREDIT:Gianfranco Monfardini

Voce Narrativa III

Le Sale Arcane non erano un luogo di assoluto silenzio. Vi era sempre un rumore sommesso, a tratti irreale, che serpeggiava tra i corridoi e le ampie volte. Gli allievi lo chiamavano il "Lamento degli Indecorosi", coloro che avevano fallito troppe prove presso l'accademia ed erano spirati durante gli esami, ma era solo una leggenda per terrorizzare i nuovi Alteri. I maestri lo chiamavano il "Sospiro della Magia", e dicevano che il potere dei Nexus era così grande che poteva parlare ai più dotati ed affini alle Lynes magiche.

Era rimasta sola nella Sala Arcana dei Rituali, si era persa nel consultare alcuni antichi rotoli con degli schemi ritualistici non utilizzati da diverso tempo. Se ne chiedeva il perché. Cercando nei glifi dell'autore aveva trovato l'epigramma 'Korintium' con uno strano sigillo, a parer suo, di stampo daemoniaco.

La stanza era molto ampia con diversi scaffali a colonna circolare di almeno tre metri di diametro, ricolmi di libri e pergamene. Al centro vi era un piccolo circolo rituale e ai lati numerosi altari mistici ricolmi di componentistica. Una luce innaturale molto calda illuminava il tutto. Il soffitto a volta era alto almeno sedici metri ed era costituito in mattonelle di maiolica color ocra.

Sospirò e continuò a leggere gli scritti arcani senza accorgersi che qualcuno era apparso nella stanza.
All'improvviso percepì la presenza alle sue spalle e si girò di scatto.
Sobbalzò leggermente sullo sgabello voltandosi e riconobbe l'uniforme di pelle scarlatta ed il volto da mictlanz. "Maestro Shiveron. Mi avete fatto paura..."
Il brandomante sorrise, come spesso faceva, col volto rilassato. La sua presenza portava sempre molta serenità, dava idea di autorità, ma coscienziosa, quasi quanto potrebbe averne un fratello maggiore.

Visnja si rilasso e lasciò penzolare le gambe dallo sgabello. Poi scese e si rassettò gli abiti velocemente per portarsi la mano destra al petto e declamare il motto dell'Accademia: "Arcanorum et mistericorum viam sequimus."
Shiveron lo ripetè con la sua voce piena e cristallina. L'eco riverberò nella sala, perdendosi.
"Cosa stai facendo ragazza? È tardi e non è mai saggio star da soli vicino ad un circolo rituale" disse il metascorpione.
"Studiavo, Maestro. Stavo cercando informazioni sul Rituale Nero. Cercando di capire. Sono confusa."
Il brandomante gli prese le spalle tra le mani, lei poteva sentire le sue dita chitinose ma delicate.
"Non vi è confusione, ragazza, vi è solo magia. Tutto il cronoverso è magia. Le nostre risposte sono lì ad attenderci. Aspettano che le domande prendano forma, ma tutto é collegato dalle Lynes. Vedi" indicando il petto della satira.
"Qui c'è la tua anima? La tua passione? No qui c'è un organo, un pezzo di carne. E allora dove è la nostra essenza?"
Gesticolò facendo un ampio cerchio.
"È qui intorno a noi. Nel Creato. Noi siamo il Creato. Noi siamo la magia. Ogni creatura esiste per magia. E i nostri destini seguono invalicabili sentieri tracciati all'inizio di ogni cosa. Anche dopo la fine delle nostre esistenze, noi ancora esistiamo... per una specie di magia..."

Il brandomante la strinse a se, poi una voce sibilò nelle loro menti e lui si staccò per voltarsi, ma prima la guardò con la coda dell'occhio e mormorò: "È tutto una specie di magia..."
Per poi scomparire.

Visnja raccolse le pergamene in uno stato lievemente alterato e gli occhi leggermente gonfi sul punto di lacrimare.
"Una specie di magia..."

CREDIT:Antonino Galimi

Voce Narrativa IV

Jorgensen si tolse il sangue dalla fronte che gli stava calando caldo sugli occhi. Ripulì la daga nella tunica bianco grigia del ribelle ai suoi piedi. Erano stati attaccati da un piccolo gruppo, ma dagli armamenti, pensò, dovevano essere scout o simili, solo un manipolo. Diede ordine agli altri legionari di organizzare le difese e curare i feriti. Poi si sedette su una roccia e con una benda iniziò a pulirsi il sangue.

Con le dita si sfiorò le cicatrici sull'avambraccio. Ricordava ogni ferita, come se potesse leggere sulla pelle scarnificata ogni attimo della sua vita.

Ogni scontro, ogni creatura abominevole incontrata, ogni essere ucciso con la freddezza del soldato e il rimpianto dell'uomo. Era un raisind di un mondo forse più corrotto ma all'apparenza più civile, addestrato insieme ad altri ragazzi appena uomini, a uccidere contadini in nome della libertà e della democrazia, mandati in una giungla lontana migliaia di kilometri da casa, da politici spietati abili alle finte lacrime innanzi a sterminate bare di figli innocenti della loro patria. La sua prima vita era terminata lì, in mezzo a una palude durante un agguato con la testa nel fango e i corpi sbudellati dei suoi compagni uccisi da raffiche e squarciati dalle esplosioni. Gli occhi che si rivoltavano all'indietro mentre la visione del sole caldo di casa e della sua vita prima della divisa lo strappava dal dolore di avere le proprie viscere tra le mani.

Poi la Torre, Babilonia, la Legione Nera. Una nuova vita in un mondo irreale, dove non era cambiato nulla nel suo vivere. Ordini, soldati, combattimento e innocenti che morivano. Era un reduce delle Guerre degli Esarchi, aveva combattuto in Herebus, sopravvissuto al Re Pirata Stregone, guardato negli occhi divinità rabbiose e spettri empi d'odio, ucciso fanatici religiosi e insorti, aveva ancora visto morire compagni, e amici tradire la causa imperiale. Le certezze vacillare in molti, ma non per lui. Lui era un legionario, gli idealisti erano sotto metri di terra e aveva assistito a tutti i loro funerali. Aveva piena coscienza di se e del mondo intorno a lui. Sapeva quale era il suo ruolo ed era divenuto un esempio. Una guida sul campo quanto nella vita per tanti giovani legionari. Un veterano con più cicatrici che anni di vita, e di ognuna mostrava l'orgoglio come se fossero state medaglie d'onore.

Forse non era il migliore degli uomini, ma era sicuramente il più leale e fiero che si potesse chiamare fratello sotto i vessilli del Nero Impero Babilonese.

Getto le bende a terra. Si rialzò e tuonò con la voce altri ordini. I legionari si misero in formazione. Ancora nemici avanzavano, ma lui era pronto. Lui era sempre pronto. E la battaglia era la sua vita e sarebbe stata, un giorno, la sua gloriosa morte.

CREDIT:Antonino Galimi